ISTINTI

Helga - Shanti

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    Il tramonto ormai stava calando, e Shanti avrebbe dovuto sistemare la serra prima che facesse buio. Era incauto aggirarsi la sera con tutto quello che era successo. La professoressa mise un velo sopra alla testa e in abbigliamento casual si recò nella sua serra.
    <<professoressa dove sta andando?>> Le chiese un suo studente.
    "Oh buonasera giovane Corvonero, sto andando alla serra per mettere a posto le piante, oggi ho finito la lezione e me ne sono completamente dimenticata nella fretta. "
    <<oh..ok, buonanotte allora.>>
    " A domani buonanotte." Rispose dolcemente allontanandosi.
    Era una serata particolarmente nebbiosa, ma questo non sembrava esser una preoccupazione per lei.
    La serra di Erbologia si trovava poco lontana dal cortile della scuola, era una serra di vecchio tipo, aveva vetri un po rovinati, guarnizioni arrugginite e una porta di accesso fastidiosa da aprire dall'interno. Shanti metteva sempre un sasso per tenerla semiaperta, in modo da uscire senza problemi successivamente.
    Aprì la serra e mise contro la solita pietra che si trovava vicino alla sua scrivania, poi una volta sistemato quello, andò a prendere le prime due piante, una Belladonna e una Aconito. Attraversò il corridoio fino ad arrivare infondo alla stanza, c'era una piccola scala in marmo bianco a chiocciola che portava a un piano superiore. Fece fatica a salire quelle scale, non vedeva praticamente nulla e per poco non faceva cadere la pianta di Aconito.
    Una volta aperta la porta decisamente più scorrevole di quella di sotto, Shanti si ritrovò nel suo amato "impero".
    Si era costruita una piccola riproduzione della giungla, facendosi portare direttamente dall'India piante rare e tipiche della zona, il tutto mantenuto da un incantesimo che climatizzava la stanza. Quella era anche la stanza del suo amato famiglio, Kaa, un Pitone Indiano calmo e coccolone, strano animale il suo in effetti...non si era mai visto un serpente che si comportava come un gattino.
    " Kaa? Dove sei nascosto?" La donna appoggiò i due vasi a terra e cercò nella penombra l'animale.
    "Lumos!" Disse afferrando la bacchetta. Non trovava quel Pitone da nessuna parte , quando all'improvviso qualcosa le sfiorò la schiena.
    Si girò di scatto, non c'era nessuno....forse era solo una foglia caduta. Continuò a cercare in quella giungla spostando piante e rami, quell'ufficio aveva bisogno di una potata stavolta, l'avrebbe chiesto a Garret sicuramente.
    Ancora qualcosa la sfiorò....prese la bacchetta e veloce la puntò in alto.
    "Ah ahhh beccato!" disse allegra e spensierata mentre la luce della bacchetta illuminava una parte del pitone rannicchiata su una pianta.
    " Mi hai fatto prendere uno spavento Kaa prima...non temere, non dovrai mangiare bacche a lungo, domani dovrebbe arrivarmi una gabbia di quei topolini bianchi che ti piacciono tanto...anche se sai che non sono d'accordo.." Shanti era vegetariana, ma non perchè odiasse la carne, la carne ogni tanto la mangiava, suo marito ne andava matto, semplicemente era sin da piccola abituata a resistere a frutta e verdura....questo spiegava la sua leggera anemia.
    Shanti una volta accarezzato quel Pitone poco temibile, scese a prendere la terza pianta usata per la lezione della mattina, una Tentacula Velenosa, pianta alquanto rognosa se non si sa come prendere. Scese le scale di marmo controllando dove metteva i piedi, ormai il buio aveva avvolto quella serra, tuttavia notò qualcosa di strano. La porta della serra....era stranamente aperta....
     
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  2. Maelstorm
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    Conosceva bene le regole della scuola, sapeva bene che non poteva aggirarsi per Hogwarts dopo l’orario del Coprifuoco, soprattutto dopo tutto quello che era successo, nonostante le rassicurazioni e raccomandazioni dei professori. Doveva farlo. Qualcosa di profondo e interno le ordinava di muoversi, di ritornare alla Serra, di affrontare vecchi ricordi, vecchi istinti primordiali che tentava di sopprimere in ogni modo. Mezza Veela, cercava in ogni modo di tenersi a bada, di tenere sotto controllo quella fiera mezzosangue che era in lei, ma ciò che scorre nel sangue non si toglie, non si può scappare sempre da se stessi. La sera era ormai calata, e aggirarsi per la scuola era pericoloso, soprattutto con i suoi istinti che si dividono in due, buon senso e quello del mostro dentro di se. Il buon senso le urla di tornare in camera e di non farsi vedere finché non fa giorno. Il mostro urlava più forte, non poteva ignorarlo. I capelli dorati furono raccolti prima in un stretta treccia, poi in uno chignon, in modo che non le ostacolassero la vista ne dessero fastidio. Il collo era completamente nudo, sprovvisto non solo della solita cravatta, ma anche della camicia. Indossava invece, la sua intima canotta aderente e bianca, pantaloni militari che le fasciavano il formoso e seducente fisico da donna già adulta, dal fascino pericoloso e mortale, ne era consapevole, ma ignorava i “malus” del suo essere. Tutto ciò che sapeva delle Veele, lo aveva imparato a sue spese tra i libri e da poche nozioni avute dal padre. Era sempre riuscita a tenere a bada se stessa, tra gli allenamenti e gli studi, tra i vari sport e le sue amate armi da fuoco. Ad Hogwarts, era difficile.Si recò alla Serra, dove aveva frequentato la lezione della Professoressa Shanti, si augurò che la donna fosse lontana dalla sua aula, che nessuno l’avesse vista camminare nascosta come un ladro tra le pareti. La serra era aperta, notò la pietra dove per poco non vi inciampava, notando che le piante usate per la lezione erano già sparite. Tutte, tranne una. Quella che voleva lei. Deglutì. Il buio era sovrano nella serra, gli occhi cristallini guizzarono su per le scale per assicurarsi che fosse sola, non lo era. Un bagliore di qualche bacchetta provenne dal piano superiore. I ricordi l’assalivano, non era esattamente ciò che le successe, ma la Tentacula era li, come la presenza di qualcuno. E qualcuno non sarebbe uscito intero da li… Non osava avvicinarsi ne alla Pianta grassa ne tanto meno alla luce, ma doveva muoversi. Iniziò ad avvertire la fame, la gola secca come non le capitava da troppo tempo. Regolò il respiro, cercando di restare quanto più possibile ferma nel punto più buio della serra, ascoltando la voce femminile e familiare dell’unica presenza. La mente iniziava ad offuscarsi, chiuse gli occhi, premeva tra loro le carnose labbra rosse, ripetendosi mentalmente di resistere. Più tensione avvertiva, più la fame accresceva, e non era una semplice fame, non era il gorgoglio nello stomaco… Strinse i pugni che si conficcò nelle tasche. Contava i secondi, doveva resistere poco, la professoressa sarebbe uscita da li e lei avrebbe affrontato un vecchio ricordo… Pochi secondi… Era ben conscia che non le sarebbero mai bastati… Sarebbe stato comunque troppo tardi. “vada via” avrebbe voluto consigliarle, ma la sua parte lucida la stava via a via abbandonando…
    yvonne
     
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    Shanti non sapeva come comportarsi, stava li, ferma sulle scale, la bacchetta in mano illuminata dal Lumos. Girava gli occhi con la speranza di vedere di un animale o una faccia amica...non erano certo ben accetti degli sconosciuti.
    Scosse la testa, sicuramente era stato il vento. Scese la scala a chiocciola scalino dopo scalino facendo attenzione a dove metteva i piedi, il cuore batteva stranamente a un ritmo più sostenuto. Era buio, stringeva gli occhi per vedere meglio nonostante la poca illuminazione della bacchetta.
    Arrivò infondo alla scale e si avvicinò piano alla porta.
    "C'è qualcuno?" Disse piano. Sentiva quasi il sospiro di qualcuno. Scosse la testa un'altra volta, era suggestione sicuramente.
    Arrivò alla porta e la chiuse, stavolta la chiuse bene senza lasciarla semiaperta, la notte di per se era abbastanza silenziosa e suggestiva senza aver bisogno di scherzi. Si girò in sovrappensiero quando all'improvviso sentì un rumore acanto a un vaso.
    Con il cuore che batteva all'impazzata la donna teneva sfoderata la bacchetta pronta all'uso, ancora un rumore.
    "Chi sei? C'è qualcuno? Esci immediatamente!" Disse con un tono poco intimidatorio. Nulla...
    Si avvicinò alla Tentacula Velenosa, all'improvviso la pianta si mosse facendo uscire un topolino.
    La donna tirò un urlo lanciando il primo incantesimo che le venne in mente, mancandolo...
    "Oddio...allora eri tu...per fortuna.." Disse con una mano sul cuore vedendo il topolino uscire allo scoperto dirigendosi verso la porta.
    "Alohomora!" Disse puntando la bacchetta verso la porta. Questa si aprì facendo scappar via il topolino impaurito.
    "Colloportus!" Disse infine. La porta si richiuse , dando di nuovo spazio al silenzio. Sorridendo si guardò intorno, era solo un topolino, non era entrato nessun altro, Si avvicinò alla Tentacula per prenderla avvicinandosi al buio totale di quella serra, la bacchetta la lasciò incauta sulla scrivania, non poteva certo portare quel pesante vaso con una mano sola.
     
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  4. Maelstorm
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    Stava perdendo il controllo di sè stessa, inevitabilmente, non riusciva più a restare lucida, a tenere a bada ogni sua cellula materna da veela, ma nulla. Più la tensione accresceva, più la fame le bruciava in gola. Dovette deglutire piu volte, spingersi con la schiena in dietro, contro una parete ricoperta di foglie di una qualche innocua pianta arrampicante della Serra portata all’oscurità della notte, illuminata flebilmente dal Lumos della bacchetta della professoressa Jungle. Shanti chiuse la porta, ed Helga ne fu maggiormente contrariata, era in trappola.Non rispose nessuna volta ai richiami e domande della strega, approfittando della sua insicurezza e paura. Ne sentiva già il sapore. Si portò entrambe le mani sulla bocca, non per trattenere il respiro, ma tenere a bada la fame, quell’istinto primordiale che iniziava a farsi sentire con forza e aggressività. All’urlo della donna, qualcosa nella mezza Veela si accese e si spense allo stesso tempo. Quell’urlo fu per lei un interruttore. La veela che era in lei prese le redini, ed era affamata per gli anni di digiuno, di sottostare alla parte da strega e di nascondersi persino da se stessa. Iniziò a muoversi lentamente alle spalle di Shanti, felina e con passo felpato, uno spettro ma allo stesso tempo un ladro. Approfittò che la strega della giungla avesse abbandonato la sua bacchetta per recuperare il vaso. Scelta incauta. La bionda si muoveva, il suo biondo divenne più lucido, non divenne bianco, ne tanto meno platino, si era schiarito leggermente, ad ogni passo che si avvicinava alla sua “preda”, mutava, leggermente e quasi impercettibilmente, poco, ma abbastanza da far capire che non era piu in lei. Stava momentaneamente cambiando in un predatore. Gli occhi puntati sulla professoressa si schiarirono maggiormente, da quell’agghiacciante azzurro ad un azzurro ghiaccio, dai leggeri riflessi bianchi, come se la sclera fosse ricoperta di ghiacciai, una platina sottile, ma che poteva essere letale se calpestata. Marmorea, pelle chiara, gelida nei movimenti famelici e predatori. Gli istinti stavano avendo la meglio, purtroppo, quella fame le bruciava in gola, fame che avrebbe sfamato quella sera, alle spese di un innocente e meritevole professoressa. Chi lo meritava di meno. Non doveva essere li, ne Helga ne Shanti. Dannata Tentacrula, le stava creando nuovamente danni, che incosciente stava per recare, e il giorno dopo, chissà se l’avrebbe ricordato. La raggiunse con estrema attenzione, allungò la mano destra per sfiorarle la spalla destra. Sguardo che si assottigliò rapido assieme alle labbra che si schiusero. La veela che era in lei non aveva di certo pensato alle conseguenze, aveva fame, doveva sfamarsi in quel momento. Le avrebbe “mangiato” le energie, non quelle vitali, non l’avrebbe uccisa. Iniziò stringendole la spalla destra, si sarebbe voltata, l’avrebbe afferrata e si sarebbe sfamata. Il proprio corpo che si rinvigorì di fronte a quel “pasto”, uno spuntino da un ottimo bocconcino. Un semplice morso le sarebbe bastato, all’altezza del collo, non troppo vistoso, ne tanto meno mortale da dissanguarla. Un semplice morso per sfamarsi, per avvertire una bramosia tenuta nascosta troppo a lungo. Nessuna espressione le comparve sul volto, ne quando l’afferrò ne tanto meno quando la morse. Un predatore privo di volontà propria e di vita, la fame era la sua inerzia. La Veela che era lei aveva vinto, dopo tanto tempo, assaporò ciò che da sempre si era preclusa. Ne fece un banchetto, gustandosi il momento, non sapendo quando avrebbe riavuto quella fortuna o occasione. Ma una mezza veela non può uccidere, ne tanto meno cambiare il proprio aspetto più di tanto, soprattutto al primo istinto a cui dava sfogo. Se ne sarebbe pentita il giorno dopo, se solo l’avesse ricordato.
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    Edited by Maelstorm - 15/2/2016, 20:24
     
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    La donna prese il vaso della pianta, era sicura che la sua tentacula che aveva cresciuto con amore non si sarebbe rivoltata. Prese l'enorme vaso con due mani.
    "E uno...e due...e tre...hop." Disse tirando su l'ingombrante vaso. Camminò in direzione del tavolo, l'avrebbe appoggiata per afferrarla meglio, di certo non poteva salire le scale di marmo senza vederci.
    Qualcosa le sfiorò la spalla, pensò fosse la tentacula, anche se non ne era propriamente convinta..
    -Oh andiamo Shanti...non esser fifona- La voce razionale interiore della donna era per farla tornare con i piedi a terra, aveva chiuso la porta, non c'era nessuno li.
    - Ma se...fosse entrato qualcun'altro?...- La voce opposta alla ragione balenò nel cervello della professoressa. Si sentiva osservata, studiata, con il fiato sul collo.
    Qualcosa, qualcuno, le afferrò la spalla, non c'erano più dubbi... c'era qualcuno. Si girò di scatto , le si leggeva il terrore negli occhi, tuttavia sperò di esser vittima di uno scherzo.
    "Mi....Miss Sinclair? "Disse con un filo di voce, non era certa di quel che stava assistendo, la sua studentessa era diversa, quasi eterea.
    Priva di emozione la ragazza si avvicinò al collo di Shanti , la donna spalancò gli occhi incredula, si sentiva pian piano l'energia calare, si sentiva pesante, stanca. Guardò la sua bacchetta sulla scrivania, allungò il braccio per afferrarla, ma Shanti non era una guerriera, era una donna debole e ingenua, un altro mago in tempi come quelli non avrebbe mai lasciato incustodita la propria bacchetta.
    "A....aiuto...." Disse ancora con un filo di voce. Gli occhi erano pesanti...affaticati, il corpo rigido e immobile, incapace di muoversi.
     
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  6. Maelstorm
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    L’aveva vista, l’aveva anche riconosciuta, ma Helga non era li, non era lucida e in se, la sua natura stava predominando su ogni altra. Non avvertì nemmeno la professoressa chiamarla per cognome, ne tanto meno si accorse che la strega dell’India pian piano diveniva più debole nella sua morsa. Le energie che stava prendendo da Shanti, la rinvigorivano, la facevano sentire più forte, e la fame si stava placando alle spese della professoressa Jungle. Mordeva in un unico punto, e da quel punto ne traeva nutrimento, ne traeva nuove energie, una nuova droga che presto avrebbe danneggiato qualcuno, la professoressa di Erbologia in primis. La mezza Veela strinse leggermente la strega adulta quando restò immobile, sempre più stanca, al limite delle sue energie. ”A…aiuto…” una preghiera che scosse la poca lucidità della Serpeverde bionda. Si staccò a fatica dal collo ambrato della professoressa, gli occhi cristallizzati fissavano il punto del morso, la gola che bruciava di quel sapore, tra sangue ed energie nuove, appaganti come nient’altro. Deglutì a fatica reggendo Shanti tra le braccia esili e marmoree, eteree. Ebbe la tentazione di morderla ancora, e ancora, e ancora. Dovette trattenersi, stava recuperando lentamente coscienza ma sotto una nuova energia che le bruciava e le brulicava nelle vene. Sgranò gli occhi adagiando cauta la strega sul pavimento, seduta con la schiena contro una parete, lontana dalla Tentacrula, anche se.. in quel momento, ebbe la consapevolezza che il pericolo piu grande all’interno della serra, era lei stessa. Si morse il labbro carnoso inferiore, rosso, ma sta volta non per il suo solito rossetto. Sapevano di sangue, non il suo. Arretrò, spaesata e spaventata. ”No..” mormorò un paio di volte, urtando contro vasi e rischiando di cadere un paio di volte tra radici di varie piante e vasi, senza dare mai le spalle alla professoressa. Credeva di averla uccisa. Si passò le mani sul volto, contornato da piccole gocce di sudore freddo, le stesse mani finirono tra i capelli. ”… che ho… “ non riuscì nemmeno a terminare la domanda. La vedeva li, che giaceva rigida, immobile, pallida. Gli occhi le iniziavano a bruciare, poco lucida si ripulì le labbra dal sangue con i dorsi delle mani, strofinandoli poi, più volte, contro i pantaloni neri militare. Che doveva fare? Chiamare aiuto, e poi? Come spiegare perché era li dopo il coprifuoco… Era terrorizzata da se stessa, afferrò la bacchetta e sbiascicò un ”Alohomora” per aprire la porta e scappare verso le stanze dei Serpeverdi, o in qualunque altro posto dove poteva restare sola a pensare quanto successo. Avrebbe mandato un gufo, un messaggio anonimo a qualcuno per soccorrere la strega, ma lei non si sarebbe accostata alla Serra o alla professoressa per ancora molto tempo. Si vergognava di quanto successo, ma le energie che sentiva dentro di se… le davano l’illusione di poter piegare il mondo ai suoi piedi. Scosse la testa bionda, scompigliata, correndo a perdi fiato via dalla serra, dalla strega venuta meno a causa sua. L’avrebbero giustiziata come la Ciciarampa, rinchiusa o uccisa…

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    Si fermò e si guardò intorno, e si accorse per la prima volta quanto fosse sola in quel castello pieno zeppo di streghe e maghi. Pensò a Shanti, a quanto aveva sofferto per la perdita della professoressa Odie… Non lo meritava, tra tante non lei. Riprese a correre, inconscia di dove l’avrebbero portata le gambe. Era stata allenata a tutto, ma non ad affrontare la sua natura e i propri istinti. Arrivò alle porte del castello, lo guardò inesorabile grande e imponente. Si sentì viscida e codarda… Doveva fare la scelta giusta, a spese di qualcuno… Tornò indietro, trascinandosi colpevole. L’avrebbe presa, trattenuto il respiro e portata in infermeria, trascinandosi a fatica sotto il peso della colpevolezza. Quella sera bruciava e l’avrebbe marchiata. ”.. mi… mi s.. spiace…” trattenne i singhiozzi e il fiato, usufruendo delle energie private e rubate, per portarla in infermeria. Non le importava se qualcuno l’avesse vista… Non sapeva se Shanti fosse viva o meno, se avrebbe superato la notte… Ma non poteva lasciarla nella Serra… non lo meritava….

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    Inconsapevole di quel che stava accadendo, priva di forze, vittima di qualcosa che non si aspettava. Non aveva più forse, era come se qualcosa si stesse nutrendo della sua energia, ma non vedeva cosa, non se lo ricordava, o forse non voleva ricordarlo. La vista annebbiata le impediva di vedere cosa le stava accadendo, era straziante.
    Ad un certo punto la "cosa " si staccò dal suo collo, sentiva i battiti del cuore pulsare lentamente, era stanza, non si reggeva in piedi. Era la "cosa" a reggere lei. L'appoggiò contro la parete della Serra, seduta. Shanti non aveva più energia, rimase ferma dove l'avevano appoggiata, il collo pesante ruotò all'indietro, gli occhi chiusi, il respiro corto.
    Era una sensazione strana, si sentiva a un passo dalla morte, eppure non era morta, era rigida, affaticata, non aveva la forza di reagire a niente. Cos'era quella creatura? Un Dissennatore, o qualcosa di simile? Forse..non aveva la certezza di nulla, le sembrava di aver visto il volto di una sua studentessa, che cosa ridicola.
    Sentì farfugliare qualcosa, parole forse, ma non ne capì il suono. Con le poche forze che aveva aprì piano gli occhi, era seduta a terra, poco lontana dalla Tentacula , la porta spalancata. La "cosa " si era allontanata da li, era salva forse?
    Le sembrò che la vita le stesse scorrendo di fronte, quasi sentiva la presenza di Odie, possibile?
    "G....Garret..." Provò a chiedere aiuto, ma nessuno l'avrebbe sentita da li. Doveva farcela da sola, provò ad alzarsi , si mise una mano sul collo, le faceva male, cercò di alzarsi ma le gambe non rispondevano al suo comando. Ricadde in terra seduta, era stanca...
    Qualcuno entrò, aveva gli occhi chiusi, sentì una voce femminile.
    <<”.. mi… mi s.. spiace…”>>Singhiozzò piangendo. Si era una ragazza, qualcuno allora l'aveva sentita, ma cosa ci faceva una studentessa a quell'ora fuori? Sopratutto con quella "cosa" che vagava per il cortile. Si sentì sollevare, la stava alzando, sorreggendo.
    La ragazza la portò via di li prendendola di peso, verso il castello, là Claire si sarebbe presa cura di lei, ne era certa. La donna indiana non pesava molto, aveva una corporatura molto esile, facile da trasportare, ma riconosceva che la ragazza che era venuta in suo soccorso era particolarmente forte, per quanto magra potesse esser la professoressa, andava trasportata a peso morto fino al castello, ed era un gran peso da sostenere.
    Una volta entrati la ragazza che la sorreggeva la portò verso l'infermeria, la sentiva piangere...era dispiaciuta per lei forse? Quella scena l'aveva turbata? Shanti cercò di aprire gli occhi, respirava lentamente, quasi impercettibile, voleva rassicurarla, dire che tutto andava bene, che non c'era nulla di cui preoccuparsi, ma nessuna di quelle parole uscirono dalla sua bocca.
    Erano a pochi passi dalla porta dell'infermeria, si sentì adagiare per terra, poi dei passi allontanarsi. La studentessa si allontanò da li, forse aveva paura..ma paura di cosa? L'aveva aiutata, forse addirittura salvata. Aprì debolmente gli occhi, una figura alta e slanciata si stava allontanando quasi correndo , una chioma dorata, indossava pantaloni scuri...la riconobbe, senza dubbio la ragazza che l'aveva salvata era Helga.
     
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